Chiara Caredda-Il passato tramite la fotografia

Chi è Chiara Caredda?

Sono nata a Carbonia nel 1992 e cresciuta nell’isola di Sant’Antioco. Mi diplomo nel 2011 al liceo socio-psico-pedagogico e a settembre dello stesso anno mi trasferisco a Cagliari per iscrivermi alla facoltà di Beni Culturali a indirizzo storico artistico. Nel 2014 frequento la scuola di fotografia analogica S’Umbra a Cagliari. Attualmente vivo e lavoro a Cagliari, dove porto avanti la mia ricerca artistica e i miei progetti.

Da dove nasce la tua passione per la fotografia?

Sono sempre stata una bambina molto creativa, adoravo disegnare. Durante le scuole medie ho frequentato un laboratorio di fotografia e ricordo che quella stanza al buio con le luci rosse mi aveva conquistato. Ho deciso quindi che, dato che non ero troppo brava nel disegno nonostante mi piacesse, la fotografia sarebbe potuta essere un ottimo mezzo per esprimermi.

Come hai capito il tuo mezzo di espressione artistica?

La conferma che la fotografia sarebbe stata il mio mezzo di espressione artistica prediletto è arrivata pian piano negli anni. 
Sicuramente l’esperienza a S’Umbra ha contribuito fortemente a creare il mio stile. Sono una che ama sperimentare, sbagliare e lasciarsi stupire, quindi con il tempo ho anche capito che la fotografia intesa come un mero scattare foto non mi bastava più.

Oltre a scattare riesumi foto di epoche passate. Raccontami del tuo progetto “Dieci pezzi di voi e me”.

Esatto; oltre allo scattare mie fotografie sono un’accumulatrice di immagini trovate un po’ qua e là, dai mercatini dell’usato ai libri e alle riviste. Il progetto ” Dieci pezzi di voi e di me” nasce durante la residenza artistica organizzata da Nocefresca a settembre 2018. Ho invitato gli abitanti di Guspini, paese ospitante l’evento, a condividere con me alcune delle loro foto di famiglia. Nella biblioteca comunale ho lasciato una scatola dove chiunque, all’interno di una busta chiusa con nome, potesse lasciare le proprie fotografie. Una volta raccolto il materiale ho iniziato a pensare nel dettaglio a cosa avrei voluto fare. L’idea principale è stata quella di far rivivere e far riaffiorare dei ricordi personali e intimi in maniera più vivida alle persone proprietarie di quel materiale che spesso teniamo nei cassetti.

Come crei i collage delle tue immagini? Cosa rappresentano gli oggetti all’interno delle cornici
abbinati alle fotografie?

Attraverso l’uso del colore ho cercato di mettere in evidenza particolari e dettagli sui quali la mia attenzione si posava; gli oggetti all’interno di alcune cornici sono una mia personale aggiunta che mi ha aiutato a entrare più in contatto con l’immagine e a far sì che quei ricordi entrassero a far parte di una mia memoria immaginaria.

A proposito delle foto in analogico, come è nata questa tua passione? Prediligi di più il digitale o l’analogico?

Come dicevo prima, la passione per l’analogico è nata in quel laboratorio scolastico alle medie: la magia della camera oscura mi aveva totalmente conquistato. Non saprei dirti con precisione se preferisco l’analogico o il digitale, diciamo che vado a periodi e soprattutto decido in base alle esigenze del progetto che devo portare avanti. Sicuramene però mi sento di dirti che ho un approccio analogico al mio fare arte, nel senso che amo la lentezza dei gesti e movimenti e mi piace fare con le mani, che si tratti di scattare, tagliare pezzi di carta o immergere un foglio di carta emulsionata nella bacinella dello sviluppo per vedere comparire piano piano l’immagine latente.

La Sardegna ispira i tuoi progetti?

Credo sia inevitabile che la terra in cui nasciamo e cresciamo ispiri la nostra arte e i nostri progetti. Il nostro sguardo si plasma guardando il mare e la terra. Ho in cantiere da qualche anno un progetto sulla mia isola, Sant’Antioco, anche se non so bene ancora che strada prenderà e se lo finirò a breve.

Pensi che i giovani fotografi (artisti) che lavorano in Sardegna come te siano valorizzati nel territorio?

Questa è una bella domanda! Non sono troppo avvezza ai circuiti dell’arte e sinceramente ancora non ho capito del tutto come funzionano certi meccanismi. Personalmente mi piacerebbe che ci fossero più occasioni di scambio per confrontarsi e conoscersi.

Progetti futuri?

Vorrei riuscire a portare a termine quelli che ho fermi in cantiere da un po’! Durante la quarantena ho riordinato le idee. Insomma, diverse cose bollono in pentola e forse dovrei solo smetterla di pensarci troppo su e lasciarmi andare senza pianificare troppo. L’importante, probabilmente, è fare e non smettere mai la propria ricerca artistica, lasciarsi sorprendere da quel che si può scoprire, senza tracciare percorsi prestabiliti.

profilo instagram : https://www.instagram.com/kiaracaredda/?hl=it

Intervista autentica realizzata da Sofia Caddeu.