Alessia Pinna- Il Design made in Sardinia

Chi è Alessia Pinna?

Sono una ragazza di 23 anni cresciuta nell’Isola di Sant’Antioco. Ho seguito un percorso di studi scientifico fino alla fine del liceo, quando poi mi sono iscritta al corso di Disegno Industriale presso l’Università di Firenze.

Come nasce la tua passione per il Design?

La mia passione per il design è nata un po’ per gioco, soprattutto grazie all’influenza di mio padre, una persona molto curiosa che mi ha sempre coinvolta in qualsiasi lavoro manuale e artistico. Nel 2015 abbiamo iniziato a lavorare su piccoli progetti, soprattutto lampade, che mi hanno fatto
scoprire il mio interesse per il design e l’autoproduzione.

Come prende vita il tuo processo creativo e quali sono le tue fonti di ispirazione?

Il mio processo creativo nasce necessariamente da una ricerca approfondita sia sulla tipologia di oggetto da progettare che sulle tematiche da affrontare, a seconda di quale sia il punto di partenza assegnato o i vincoli progettuali.
La ricerca permette di ampliare le proprie conoscenze e di individuare i punti cardine su cui procedere poi con disegni, modellazione, rendering e realizzazione.
Le fonti di ispirazione variano tanto, dal coinvolgimento di varie discipline all’utilizzo di diversi mezzi come libri, foto, documentari. Dipende tutto dalla propria curiosità e immaginazione.

Quali materiali prediligi per i tuoi lavori?

Sebbene ogni progetto segua esigenze diverse, prediligo l’utilizzo di materiali naturali o materiali che non abbiano un grosso impatto ambientale. Mi piace pensare a qualsiasi oggetto come un essere dotato di vita propria di cui noi designer possiamo decidere la longevità e siamo responsabili del “cosa succede dopo”. Non è solo un fattore di sostenibilità, riguarda anche la carica emotiva che investe gli oggetti e la loro storia futura.

Sei parte di Solky Design. Come nasce Solky e che ruolo hai nel suo interno?

Solky Design è un piccolo laboratorio progettuale e artigianale che si propone di ripensare la vita di materiali e oggetti in disuso, progettando forme e funzioni a seconda delle loro caratteristiche. Il tutto è iniziato per curiosità, durante i miei ultimi anni del liceo avevamo avuto l’idea di provare a realizzare una seduta in cartone di recupero.
La cosa ci ha entusiasmati e abbiamo iniziato a dar vita ad altri progetti fino a definire un vero e proprio obiettivo della nostra produzione. I nostri ruoli in Solky non sono troppo definiti, progettiamo e realizziamo insieme. Mio padre è quello più esperto per quanto riguarda le lavorazioni dei materiali ed io, grazie anche al mio percorso di studi, curo maggiormente la parte concettuale e narrativa dei progetti.

Parlami di uno dei tuoi progetti.

Uno dei progetti a cui sono più legata è Foghile, una collezione di oggetti per la tavola pensata per la condivisione e l’offerta del cibo. Il progetto recupera alcune caratteristiche della civiltà nuragica per affrontare un problema attuale sempre più presente: la mancanza di una ritualità condivisibile con le persone con cui interagiamo. I ritmi frenetici della vita dei giorni nostri infatti ci impongono spesso orari differenti e riducono le nostre occasioni di scambio con gli altri.
Durante l’epoca nuragica il vivere quotidiano, le attività lavorative, la costruzione degli edifici megalitici in pietra, i rituali e i culti funerari erano tutte attività che coinvolgevano la comunità, creando delle relazioni di
collaborazione e bisogno reciproco. Foghile, traendo ispirazione da queste caratteristiche, propone un nuovo rituale contemporaneo in cui l’utilizzo degli oggetti stimoli la relazione con gli altri.
Nascono così Cumbira, la brocca con due bocche per versare contemporaneamente la bevanda in due bicchieri; Innantis, il piatto che richiama l’offerta del cibo; e Bodiri, un oggetto ibrido per
spezzare e condividere il pane carasau.

Progetti in cantiere?

Al momento sto portando avanti alcuni progetti della Solky Design, in attesa dell’inizio della magistrale per poter continuare la formazione nel campo del prodotto.